Approfondimento

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Con l'espressione mutilazioni genitali femminili si fa riferimento a tutte le forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre modificazioni indotte gli organi genitali femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche.

Si conoscono vari tipi di mutilazioni genitali femminili con diversi livelli di gravità, di cui la più radicale è comunemente chiamata infibulazione. Una pratica diffusa prevalentemente dell’Africa Subsahariana che l'immigrazione ha fatto conoscere anche in Europa e in Italia.

Il termine mutilazione utilizzato con riferimento a queste pratiche, è stato introdotto alla fine degli anni settanta, in sostituzione del termine circoncisione femminile, per sottolinearne i danni irreversibili sulla salute delle donne.

Tale termine è stato adottato nella terza Conferenza del Comitato inter-africano sulle pratiche tradizionali che riguardano la salute delle donne e dei bambini, tenutasi ad Addis Abeba nel 1991, e nello stesso anno è stato raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come termine da utilizzare in ambito Nazioni Unite.


Queste informazioni sono tratte dal documento "LINEE GUIDA DESTINATE ALLE FIGURE PROFESSIONALI SANITARIE NONCHÉ AD ALTRE FIGURE PROFESSIONALI CHE OPERANO CON LE COMUNITÀ DI IMMIGRATI PROVENIENTI DA PAESI DOVE SONO EFFETTUATE LE PRATICHE DI MUTILAZIONE GENITALE FEMMINILE PER REALIZZARE UNA ATTIVITÀ DI PREVENZIONE, ASSISTENZA E RIABILITAZIONE DELLE DONNE E DELLE BAMBINE GIÀ SOTTOPOSTE A TALI PRATICHE ( art. 4 – Legge n. 7 del 2006)"